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 Il MARTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto

Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MARTA), completamente ristrutturato alla fine del 2007, è uno dei musei italiani più moderni dal punto di vista espositivo. Si presenta come un edificio accogliente e di grande prestigio, sia per i contenuti sia per la rilevanza che la città ebbe nel mondo antico e che ne fecero una delle capitali della Magna Grecia.

Il MARTA ospita una delle più preziose collezioni di oreficerie antiche del mondo, gli Ori di Taranto, con gioielli e manufatti provenienti da corredi funerari risalenti al periodo compreso tra fine IV e II sec. a.C., prodotti da botteghe orafe locali. A Taranto si conserva una delle più significative tombe di atleti dell’antichità, integra nel sarcofago, nei resti mortali e nel corredo, testimonianza delle attività olimpioniche dell’antica Grecia, oltre che una ricca raccolta di vasi, importanti opere di scultura, mosaici e terrecotte.
 
Il MARTA raccoglie una quantità ed una varietà di materiali (risultano inventariati 200.000 reperti) tali da imporsi tra i più prestigiosi in ambito archeologico, sicuramente il più rimarchevole tra quelli della Magna Grecia. Il museo fu istituito nel 1887 ed è ospitato all’interno dell’ex convento settecentesco degli Alcantarini, all’inizio della Taranto nuova, nella zona più elegante della città ricca di negozi e servizi.
Attualmente è aperto un solo piano del museo, il primo, in cui in diciassette sale sono esposti reperti secondo una suddivisione per sezioni tematico-cronologiche:
 
1) la città greca
2) Taranto e il mondo apulo
3) la conquista romana
4) la città romana
 
La visita si conclude con una piccola quadreria, quella del vescovo Ricciardi, confluita nelle raccolte museali nel 1909. Infine c’è una parte documentaria con pannelli che riguardano il museo e la sua storia dall’istituzione fino agli ultimi lavori di ristrutturazione.
 
Le collezioni offrono un quadro esauriente della storia e dell’archeologia della città di Taranto nella sua fase greca e poi in quella romana (dal periodo delle guerre puniche, con i resti di armature usate in battaglia, all’età repubblicana e imperiale, con frammenti di leggi incise su bronzo, statue, mosaici ecc.). Sono quindi uno strumento fondamentale di ricostruzione delle origini, del passato e dello sviluppo di Taras, in relazione anche al territorio (Vaste con l’ipogeo delle Cariatidi; Canosa, con la tomba degli ori; S. Paolo Civitate; Carbonara; Egnazia).
 
Senza ombra di dubbio sono gli oggetti della fase greca che rendono eccellente l’esposizione per qualità e originalità: si pensi in particolare ai gioielli lavorati a sbalzo e filigrana (orecchini, collane, diademi ecc.) e alle terracotte figurate (una su tutte la testa femminile, simbolo del museo, e poi le tanagrine, come ad esempio le “acrobate” o figure femminili avvolte in ricchi panneggi policromi, le applique in terracotta dorata con leoni e grifi, le tabelle fittili con vari soggetti, splendide quelle con raffigurati i Dioscuri).
 
Di particolare impatto è l’allestimento dei resti di alcuni monumenti funerari come l’ipogeo delle Cariatidi di Vaste, il cui fregio architettonico con appunto le figure femminili delle Cariatidi è presentato ad altezza d’uomo; o la ricostruzione del naìskos di Viale Umbria dove sono stati posizionati i resti delle metope con scene di combattimento e del frontone con scena di tiaso marino e consegna delle armi ad Achille.

 

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